Il terroir

21 Luglio 2011

terroirIl vino è sogno ed emozione. Continuamente. Ma è anche cultura, storia, tradizione e territorio:in una parola, terroir.

Le politiche di marketing dei competitor del Nuovo Mondo rispetto a quelle della tradizione vitivinicola dei Paesi del Vecchio Mondo spostano l’attenzione il più possibile sul nome, sulla comunicazione, che sulla terra di provenienza. Per “Vecchio Mondo” ci riferiamo alle produzioni vitivinicole che possiedono una lunga storia e cultura, come l’Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo, mentre con il concetto di “Nuovo Mondo” intendiamo quelle nazioni, come l’ Australia, la Nuova Zelanda, la California, il Cile, l’Argentina, il Sud Africa e anche, in un certo modo, l’Ungheria, che hanno incominciato ad affacciarsi sullo scenario internazionale, ma che grazie a innovative strategie promozionali, acquistano posizioni sempre più velocemente. Questi Paesi produttori hanno sviluppato una viticoltura nuova, basata su tecniche produttive innovative e tecnologie all’avanguardia e hanno investito anche sui luoghi di produzione, sulle cantine, realizzate spesso da grandi architetti internazionali. 

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Il vino da loro ottenuto sembra prevalere per le caratteristiche di chiarezza e di immediatezza nei confronti del consumatore, e ciò rischia di mettere in crisi la viticoltura dei vecchi territori del vino: il rischio della perdita di importanza del terroir, concetto francese tipico dell’ideologia del Vecchio Mondo, che comprende un insieme di clima, terreno e paesaggio, ma anche di cultura, storia, organizzazione sociale, risulta grave dove l’origine del vino è sempre più un elemento per il settore di marketing e sempre meno per il settore di produzione. In Europa, la risorsa territorio va mobilitata in direzione del futuro. Le soluzioni a questo pericolo concreto risultano essere molteplici, ma due rappresentano risposte concrete: la prima è data dall’idea di promuovere e tutelare il territorio, un bene comune, attraverso il “fare sistema”, cercando di mettere insieme e coordinare le conoscenze, le esperienze, facendo “gruppo”, anche superando carenze normative, per attività concertate e integrate, finalizzate a interventi sul territorio condivisi, a basso impatto ambientale, di semplice realizzazione, definitivi ed efficaci; la seconda risposta riguarda il ruolo del cittadino, del consumatore, parte principale del “sistema territorio” e che come tale deve condividere e partecipare attivamente alle scelte, alla gestione ma anche all’informazione e alla tutela; per questo va costantemente formato e informato per una migliore consapevolezza del valore ambientale ed economico che lo circonda. Uno dei momenti fondamentali dell’accoglienza in cantina, spesso trascurati, è la visita nel vigneto. Parlare di vite è parlare della vita di un territorio, della sua formazione e delle sue storie, un modo per comunicare la propria passione per la terra a un consumatore, magari curioso di capire qual è l’origine del vino che a breve degusterà. 

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Parlare di vitigni, del loro orientamento, dei colori durante le stagioni, dei sentori primari che nascono nel vino, vuol dire comunicare la qualità non solo di una regione e di un territorio, ma anche di un’azienda, magari di una storia di famiglia. Il vino nasce dalla vigna, far capire il lavoro che si cela dietro una bottiglia, la vita di una pianta con le proprie necessità di cura durante tutte le stagioni, il tempo dedicato a un buon impianto e al suo sviluppo impressionano sempre l’appassionato eno-turista e regalano informazioni utili, chiare, familiari del prodotto facendone percepire maggiormente il suo valore. Bisogna partire, dunque, da un diverso approccio al sistema territorio, capace di avviare nuovi processi di sviluppo e di crescita innovativi e significativi, ritenendo l’ambiente e il territorio gli elementi principali e quindi il volano dello sviluppo economico e sociale ma anche ecosostenibile ed eco-compatibile.

 

Autore: Tommaso Aniballi

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