Marchesi di Barolo

3 Novembre 2010

enoteca_marchesi-di-baroloLa Marchesi di Barolo è considerata una cantina di medie dimensioni: controlla 110 ettari di vigneto, per una produzione di 1.500.000 bottiglie circa. Si vinificano Barolo, Barbaresco, Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Roero Arneis, Gavi, Moscato d’Asti e Brachetto d’Acqui.

Marchesi di Barolo produce oggi cinque etichette distinte di Barolo, punte di diamante di una gamma aziendale che conta su una dozzina abbondante di etichette e oltre 1 milione e mezzo di bottiglie all’anno. Tre i Barolo della singola vigna: il Coste di Rose viene da una particella situata sul versante del comune al confine con Monforte, verso la Bussia. Il Barolo Cannubi nasce da viti di 29 anni piantate a giropoggio e con densità di  4.300 ceppi per ettaro, su una superficie di 10 ha; è una delle più significative proprietà nella leggendaria collinetta sabbiosa che si estende di fronte al paese, e dà origine a circa 40.000 bottiglie l’anno. Le 10.000 di Barolo Sarmassa, sono invece il prodotto di una piccola parcella di 2 ha nella vigna che chiude a  mezza costa la sequenza mozzafiato di grandi cru -La Serra, Brunate  e Cerequio  i principali-a cavallo tra La Morra  e Barolo. Qui, l’impianto fu messo a dimora nel 1983 con selezioni di Nebbiolo Lampia e Michet  sugli  ormai tradizionali portainnesti  420A e SO4; l’esposizione è uno splendido sud-est, il sesto d’ impianto è identico a quello messo a punto ai Cannubi: 2,60 m lungo il filare e 1 m esatto tra un filare dell’altro. Le procedure di vinificazione sono comuni alle tre etichette; si procede ad una fermentazione in acciaio inox con rimontaggi frequentissimi (ogni quattro ore, con insufflazione di aria) e temperatura mantenuta tra i 28 e 32°C; la macerazione dura circa 10 giorni, e al termine la massa viene trasferita in contenitori di qualità diverse: piccoli fusti di rovere francese e grandi botti di rovere di Slavonia, nei quali sosta per almeno due anni prima dell’assemblaggio e del successivo imbottigliamento, che avviene dopo filtrazione in linea con cartucce da tre micron. Si producono anche un Barolo da Vigneti in Proprietà e un Barolo Riserva, che esce soltanto nelle grandi annate: 199719992001 e 2004.

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Abbinamenti

In tutti i casi, la tensione dei Barolo della “Marchesi” verso il cibo è degna di approfondimento. Il Coste di Rose è il più delicato, e le sue possibilità di abbinamento partono già da antipasti come la Fassona battuta al coltello e in generale dalle carni crude, spaziano sui primi in bianco con burro ed erbe (tipicamente i ravioli “al plin” e le torte rustiche di verdure, se servite calde) e toccano, avendo cura di servire il vino non oltre il 15-16°C, le sontuose zuppe di pesce, anche con abbondante pomodoro. Altra notevole possibilità, considerando l’espressione quieta del vino, sono i formaggi, e in particolare le strepitose prove locali e i classici gnocchi al Castelmagno. Il Cannubi, con il suo timbro solare e avvolgente, i suoi canini maturi, la sua rarefazione aromatica, è un grandioso Barolo per gli stracotti, gli spezzatini, i bolliti, gli stufati e i brasati, che non necessitano di acidità particolarmente ficcanti, ma trovano nella presenza del cru un contraltare completo, anche nel caso in cui vengano arricchiti da erbe aromatiche dai profumi intensi. Se abbiamo la fortuna di poter presentare a tavola un Cannubi  maturo, in cui i tannini si sono ulteriormente sciolti nella struttura, ecco che si spalanca l’universo dei piatti piemontesi-primi e secondi-che comprendono come elementi fondamentali i funghi e il tartufo bianco. Il Barolo Sarmassa, il più severo e tannico dei tre, sposa ottimamente le preparazioni tradizionali della cucina locale, in particolare quelle più untuose e strutturate: le lumache, le salsicce di Bra, i bocconcini di vitello o di asino ai porcini, il cinghiale e la lepre alla civet, capretto marinato, i salmi. Più o meno le stesse preparazione, infine, sembrano non poter reggere il confronto con il Barolo Riserva dell’azienda, in genere meno disponibile del Sarmassa ai profumi, ma dalla struttura gustativa ancora più gagliarda e dalla persistenza più tenace.

Autore: Tommaso Aniballi

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