Miseria e nobiltà

17 Ottobre 2010

miseria-e-nobilta-150dpiUna commedia esilarante degli anni 50 dove predomina il sogno di mangiare a sazietà.

Il cinema italiano ha toccato molte volte il tema della fame e del cibo, da molte angolature e analizzando svariate tematiche. E’ anche chiaro che il pubblico di oggi, figlio dell’abbondanza e della globalizzazione, non è molto sensibile alla questione se non per quanto riguarda il cosiddetto gruppo dei paesi che vengono definiti eufemisticamente in via di sviluppo. I giovani dei giorni nostri, che hanno più problemi di obesità che di fame, fanno molta fatica a capire che quest’ultima è stata uno spettro contro cui hanno combattuto milioni di italiani non più di cinquanta anni fa.

Un film che tratta con grande sagacia e ironia questo argomento è Miseria e nobiltà, diretto da Mario Mattoli nel 1954 con il grande Totò, Sophia Loren, Dolores Palumbo, Valeria Moriconi e Carlo Caracciolo. La trama, tratta da una brillante commedia di Eduardo Scarpetta, è ambientata nella Napoli di fine Ottocento e vede coinvolta la misera famiglia dello scrivano Felice Sciosciammocca che convive con quella, altrettanto pezzente, del fotografo Pasquale. Attanagliati dai morsi della fame, entrambi cercano di sbarcare il lunario ricorrendo a tutti gli espedienti, ma senza alcun successo, e vanno regolarmente a letto la sera con la pancia vuota e sognando di poterla riempire a sazietà il giorno successivo.

Improvvisamente, il miraggio del cibo diventa realtà quando le due famiglie vengono assoldate per interpretare la parte di falsi parenti aristocratici che il ricco commerciante don Gaetano intende ospitare e mantenere per ingraziarsi la famiglia del marchese Ottavio che vorrebbe convolare a nozze con la figlia di don Gaetano. Il commerciante è ricchissimo ma non può fregiarsi di nessun titolo nobiliare, per cui per convincere il padre di Ottavio ad acconsentire al matrimonio, si offre di ospitare quelli che ritiene nobili parenti per un periodo indeterminato. I nobilissimi parenti sono in realtà le affamate famiglie dello scrivano e del fotografo che possono coronare finalmente il loro sogno di mangiare a sazietà.

miseria-e-nobilta-1Il film combina abilmente la commedia degli equivoci con il tema della fame secolare della maschera napoletana di Pulcinella. Una delle scene è entrata nella storia del cinema italiano, ed è diventata un inno immortale alla pasta. Si tratta della scena più famosa, quando un servitore bussa alla porta delle due povere famiglie e comincia a deporre sulla tavola, tristemente sgombra, una serie infinita di cibi succulenti e un enorme contenitore di spaghetti fumanti. A quel punto, Totò e compagni balzano sulla tavola ed iniziano non soltanto a ballare e a mangiare in modo famelico ma anche a prendere gli spaghetti con le mani e ficcarseli nelle tasche come a farne provvista per l’eternità.

Il film, come molti altri di Totò, ebbe un grandissimo successo perché non rappresentava soltanto una commedia divertente ma mostrava la realizzazione di un sogno, quello di mangiare a sazietà, che nell’Italia del 1954, molti anni prima dell’inizio del cosiddetto miracolo economico, era certamente molto diffuso.

Galliano Maria Speri

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