Caffè Jamaica

10 Dicembre 2011

brera-atmosferaVia Brera, 32 – 20121 Milano

Il Jamaica si trova in fondo a via Brera, all’angolo con vicolo Manzoni, tra via Fiori Chiari e via Pontaccio, ad una decina di metri dall’Accademmia di Brera.

Parlare della storia del Jamaica è parlare della storia di Brera, di Milano, dell’arte italiana dell’ultimo secolo. Qui è nato il quartiere come lo conosciamo oggi, così vivo ed eterogeneo grazie agli artisti e all’interesse che si era creato attorno a loro. Inaugurato nel giugno 1921 e dotato di telefono e macchina per il caffè espresso, il locale fu subito frequentato dai personaggi della Milano del tempo. Tra di loro il direttore del “Popolo d’Italia” Benito Mussolini, che passava ogni mattino a bersi il cappuccino della signora Lina e a correggere gli articoli del suo giornale.

E’ al musicologo Giulio Confalonieri che si deve il nome attuale. La leggenda vuole che lo studioso, appassionato del Cherubini e dello scopone, ma anche dei palmizi e dei panorami tropicali, lo avesse evocato per antifrasi con le grigie giornate milanesi. Il Confalonieri si sarebbe ispirato a un film inglese del ’39, “Jamaica Inn”, o meglio, “La taverna della jamaica”, interpretato da sir Charles Laughton e Maureen o’Hara, per la regia di Alfred Hitchcock.

La vicinanza all’Accademia aveva sempre attirato modelle e studenti, ma gli artisti arrivarono in massa a partire dal ’48, quando il gestore Elio Mainini riuscì ad organizzare una mostra d’arte intitolata “Premio Post-Guernica”, a cui aderirono alcuni artisti del “Consorzio di cervelli”: Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli, ed altri come Bruno Cassinari, Samboné, Ernesto Treccani ed Ennio Borlotti.

jamaica-barAlla fine degli anni ’70 arriva anche il riconoscimento della città grazie a una benemerenza ufficiale del sindaco a Mamma Lina: per il suo Jamaica, e soprattutto per aver creato quell’ambiente bohemièn che ha portato Milano ad essere una capitale dell’arte moderna riconosciuta ed ammirata a livello mondiale.

Al Jamaica c’é ancora un bicchiere di vino o un panino per i molti intellettuali e personaggi della Milano più viva che, in un modo o nell’altro continuano a circolare attorno a questo polo. E’ possibile mangiare qualcosa a tutte le ore, che sia un’insalata, un sandwich, un piatto di pasta, o un’improbabile focaccia di Recco, che altrimenti occorrerebbe andare prendere in Liguria, magari in nottata.

Franco Tacconelli  

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