La festa della mamma e la cucina

7 Maggio 2014

In una società che da secoli è basata sulla concezione patriarcale, pur avendo in se concepita una festa dedicata alla mamma, non le riserva le dovute considerazioni che merita come genitrice e come componente vitale del nucleo familiare.

 

Nella società contemporanea alcuni termini concepiti al femminile assumono, in linea teorica, delle valenze estremamente positive. Ne è un esempio quello di  Madre Natura il quale, solo a pronunciarlo evoca in tutti noi immagini possenti legate alla forza e alla trasformazione nel tempo. Tali forze sono legate anche al concetto di Madre Terra in quanto personificazione della natura legata agli aspetti di donatrice di vita e di nutrimento.

In età preistorica erano le dee ad essere venerate in quanto associate alla fertilità, la fecondità e l’abbondanza agricola. Le sacerdotesse mantenevano il dominio su vari aspetti religiosi, e questa condizione perdura fino alla nascita delle religioni patriarcali.

Nella religione cattolica, la Madre di Dio ha si un ruolo rilevante ma non preponderante. Tale concezione lo si può rilevare anche nella vita quotidiana nella quale, pur riconoscendo al ruolo della natura un peso determinante relativamente all’insorgenza della vita e della sua conservazione, si continua ad implorare il Dio supremo maschile affinchè ci conservi in salute e ci assicuri una lunga e degna  esistenza sul piano materiale.

Nel contesto familiare, alla madre è stato attribuito prevalentemente il ruolo di colei che ama e chefesta-della-mamma accoglie con dolcezza  la prole e si occupa del sostentamento di essa e del proprio consorte, mentre il suo ruolo di genitrice, nel vero senso di generare e dare vita è per lo più passato in secondo piano.

Custode tradizionale del focolaio, la mamma è stata la figura che, nel corso dei secoli, ha provveduto alla preparazione dei pasti quotidiani e nel suo operare ha prevalentemente pensato a realizzare piatti sufficientemente nutrienti ottimizzando le risorse domestiche. Non è un caso che la cucina italiana tradizionale è il frutto delle sapienti massaie che hanno da sempre coniugato necessità e risparmio.

In questo tipo di cucina non c’era posto per i dolci, ritenuti non essenziali o addirittura superflui e per lo più legati a feste e ricorrenze. Per questa ragione le zeppole di San Giuseppe ad esempio, attualmente legate alla festa del papà, nascono presumibilmente all’interno di un convento che per alcuni è quello di San Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia mentre per altri ancora furono inventate dalle monache della Croce di Lucca.

Facendo una ricerca culinaria, si scopre che non c’è un’analoga preparazione per la festa della mamma. Curioso vero? In effetti si. C’è un cospicuo numero di piatti dedicati alla donna o che si ispirano ad essa, ma non esiste una preparazione che celebra la festa della mamma ed in particolare il suo ruolo di genitrice di Vita.

Tutte le ricette prese in esame sottolineano il ruolo della donna quale dispensatrice di dolcezza ma nessuna creazione sottolinea il ruolo di Madre. Queste preparazioni sono costituite per lo più da ingredienti zuccherosi; è assente tuttavia quella forza che solo Madre Natura può assicurare in funzione della prosecuzione del Progetto Uomo.

In tal senso, sarebbe auspicabile che uno chef creativo ed attento a ciò che il cibo rappresenta oltre quello del semplice sostentamento del fisico, concepisca una nuova ricetta in grado di sottolineare quegli aspetti troppo spesso trascurati dell’essere Madre.

Dovrebbe essere una preparazione che celebri degnamente la festa della mamma che, forse non a caso si festeggia in questo periodo dell’anno nel quale la terra, dopo il sonno invernale, dona a piene mani i suoi frutti più freschi e deliziosi. Non c’è che l’imbarazzo della scelta rispetto all’uso di materie prime sature di vita nuova, testimoniata dal verde intenso della clorofilla dei carciofi, zucchine, piselli, fave, asparagi, lattughino, tarassaco, patate novelle ed agretti e dai colori accesi della frutta come le fragole, le ciliegie e le pesche.

Franco  Tacconelli

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