Il vino dell’Abbazia di Novacella

15 Marzo 2011

abbazia-di-novacella“L’abbazia dei Canonici Agostiniani di Novacella, nelle immediate vicinanze di Bressanone, in provincia di Bolzano, è una delle più prestigiose abbazie del Nord Italia e uno di quei luoghi che trasudano storia da ogni angolo. Chi viene a Novacella  deve prendersi il tempo per immergersi fra queste mura secolari e condividere con esse la pace e la profondità di spirito delle innumerevoli generazioni di religiosi che l’hanno animata nel corso dei secoli. A Novacella si producono alcuni fra i migliori vini italiani ed europei e non è certo dall’altro ieri che questa grande fondazione religiosa si è guadagnata la meritata fama enologica. Se al principio di tutto si può inserire la figura di Sant’Agostino di Ippona, considerato il fondatore dell’ordine canonicale cui appartiene Novacella e autore nel 397 d.C. di una regola di vita per i religiosi della sua comunità monastica, la vicenda vera e propria di Novacella iniziò nell’anno 1142. 

santagostino

La peculiarità di questa fondazione religiosa è che i sui 26 canonici ancora oggi fanno vita comune, dividendo la mensa ed esercitando la cura delle anime, ossia facendo i parroci in ben 20 parrocchie
della zona. Il modello di vita comune di questa particolare congregazione di religiosi, che sono preti e non monaci, affonda le sue radici in pieno medioevo. Inizialmente la vita comune dei sacerdoti era presente soprattutto presso le cattedrali, nelle quali viveva un numero elevato di religiosi, che avevano funzione di supporto alle attività del vescovo. A questa comunità dunque, già da tempi molto antichi si chiese di vivere in comune, dividendo la mensa e il dormitorio. Il nome “canonici” derivò loro dal fatto che i nomi erano inscritti nella lista (canone) dei coadiutori del vescovo.

novacellaCon il passare del tempo il modello canonicale, quasi in antagonismo con quello monastico vero e proprio, cominciò a diffondersi anche ad abbazie indipendenti dalle cattedrali e assunse due forme principali: i canonici regolari che seguivano la regola di Sant’Agostino (in cui si esercitava la vita comunitaria e si praticava la povertà personale) e i canonici secolari (che vivevano in abitazioni separate e ammettevano la proprietà privata). Novacella venne fondata dal vescovo di Bressanone Hartmann e già una quarantina di anni più tardi raggiunse sotto la guida dell’abate Konrad II di Rodank una prima fioritura culturale. Il momento di massimo splendore fu tra il XV e il XVI secolo, periodo al quale risalgono i sontuosi arazzi e l’imponente coro tardo-gotico della Chiesa abbaziale. Novacella divenne in breve un luogo deputato alla trasmissione delle opere letterarie, con uno scriptorium fra i più affermati della cristianità e una scuola di canto molto invidiata. Con il secolo XVI iniziò per l’abbazia un periodo di gravi rischi, legato alle profonde trasformazioni sociali ed economiche. Nel 1525, durante la rivolta dei contadini tirolesi, l’abbazia venne depredata in modo brutale e progressivamente il numero dei religiosi residenti scese fino a toccare, nel 1560, la soglia minima di sei unità. Fu solo grazie all’abate e al suo successore Markus Hauser che, a partire dalla fine del secolo, le cose cominciarono a volgere per il meglio. La fondazione di un istituto accademico portò nuova linfa alla vita della comunità agostiniana, che cominciò nuovamente a crescere di numero, parallelamente all’arrivo di sempre più numerosi studenti.

Il peggio, però, doveva ancora venire. abbazia-novacellaNel 1305 la contea del Tirolo passò alla Baviera e nel 1807 il governo bavarese decretò la soppressione di tutte le abbazie tirolesi. Fu solo con la riannessione del Tirolo all’Austria nel 1816 che Novacella e le altre abbazie vennero ripristinate. La situazione era molto pesante, gran parte dei beni immobili era perduta e il complesso abbaziale era in condizioni precarie. La Chiesa e il convento erano quasi privi di mobilio e il personale molto scarso. L’accademia, che nel corso dei secoli aveva prodotto numerose leve di studenti, era a terra. I canonici vennero obbligati a insegnare nell’Imperial regio collegio di Bressanone. Fu solo nel 1844 che il collegio di Bressanone viene assegnato interamente ai canonici di Novacella. Il Collegio agostiniano cominciò, allora, a guadagnarsi una nuova e meritata fama e fu attivo sino al 1926, quando venne chiuso dalle autorità fasciste perché scuola tedesca. La sua storia proseguì come scuola privata fino alla fine degli anni 60, insieme alla scuola per giovani cantori, un istituto in cui i fanciulli ricevevano oltre a una buona formazione generale, anche l’insegnamento del canto e della musica strumentale. Nel corso della prima guerra mondiale l’abbazia venne ripetutamente occupata dai soldati e tutte le campagne dovettero essere cedute, con l’eccezione della campana da morto e di quella per gli incendi. Peggio ancora successa durante la seconda guerra mondiale, quando Novacella fu bersagliata da un bombardamento alleato, che mirava a colpire i magazzini e la tipografia della Wehrmacht, installati negli edifici dell’abbazia.

praepositus

Vennero danneggiati soprattutto il lato nord della Chiesa abbaziale, la sagrestia, il campanile e la cappella della Pietà. Oggi, a oltre 850 anni dalla sua fondazione, la comunità dei canonici è chiamata a un gran numero di compiti, che riguardano la cura personale nel senso più ampio del termine. Ancora oggi sono affidate ai canonici più di 20 parrocchie. Agli inizi degli anni 70 il convito di Novacella aprì i battenti a quasi 100 bambini e allo stesso tempo con la fondazione del centro turistico vennero poste le basi per la fondazione dell’attuale centro convegni. Ogni anno, infatti, sono circa 60.000 le persone che fanno visita a Novacella e che usufruiscono del tour guidato. Approssimativamente altre 40.000 persone visitano il complesso in piena libertà. Ancora oggi l’abbazia si sostiene economicamente con la coltivazione e la vendita di prodotti agricoli, come erbe aromatiche e frutta, ma è soprattutto la cantina con i suoi rinomati vini che l’ha portata negli ultimi anni alla ribalta internazionale. Qui si apre sostanzialmente un altro capitolo della storia di Novacella Le attuali attività del monastero sono varie e ben diversificate, segno di un’attenzione alle proprie potenzialità economiche degne di una grande impresa internazionale: 700 ettari di boschi, 400 di malghe, due riserve di caccia, due aziende agricole (Marklhof nei pressi di Appiano, con 20 ha di vitigno e 13 di alberi da frutto e Novacella con 5 ha di vitigno e 13 di alberi da frutto), la cantina dell’abbazia, il negozio dell’abbazia, la mescita (160 posti a sedere), una rete di distribuzione diretta in tutta Italia, le visite guidate; il collegio (90 studenti che vivono in convento), il centro convegni (50 posti letto), la cucina (serve il convento, il collegio, i collaboratori, per un totale di 130 pasti più, eventualmente, gli ospiti del centro convegni), una centrale elettrica in Val di Sacleres. A capo di tutto l’abate Georg Franz Untergassmair, che è il legale rappresentante dell’azienda, al cui fianco opera l’amministratore delegato Urban Von Klebelsberg, agronomo laureato in Scienze agrarie a Firenze. Ogni attività del monastero ha il compito di creare prodotti di-offerte con un ottimo rapporto qualità-prezzo, così che il nome della casa possa essere e rimanere garanzia di qualità e serietà. Ulteriore compito di ciascun ambito di essere economicamente indipendente: la cantina, così come la mescita e il negozio devono realizzare regolari profitti, che vengono utilizzati soprattutto per la copertura delle spese di restauro e di risanamento del complesso monasteriale e per il mantenimento della comunità degli canonici stessi. Numeri e organizzazione sono quelli di una grande azienda. Sono 650.000 le bottiglie che si producono ogni anno. Tre quarti sono bianchi e un quarto rossi. Le uve per i bianchi provengono dalla conca di Bressanone, mentre le uve rosse provengono da altri poderi: il Lagrein proviene dal podere bolzanino di Mariaheim, mentre il Lago di Caldaro, il Pinot nero e il Moscato rosa vengono dal podere Marklhof di Appiano, dove abbiamo anche la cantina dedicata. Dopo la prima fase di produzione, il vino rosso viene riportato a Novacella, dove viene imbottigliato e dove si esegue l’affinamento. 

cantina-mescita

Questa zona è la regione vitivinicola più settentrionale d’Italia e su questi pendii posti fra i 600 e 900 m si trovano i terreni ricchi di minerali ideali per produrre i bianchi dalla aromaticità e dalla sapidità tipiche. Con la linea Praepositus si sono raggiunti i risultati più importanti: non solo con il Kerner, che è uno dei prodotti più famosi, ma anche con il Sylvaner e con il Riesling. La linea dei vini bianchi classici conta otto etichette, mentre sei ne ha la linea dei rossi, ma è soprattutto con la linea Praepositus che a Novacella cercano di stupire i palati di tutta Europa. Fra questi, sette bianchi e due rossi, è probabilmente il Kerner a essere il prodotto di punta dell’azienda: un vitigno autoctono coltivato esclusivamente nel territorio dei comuni di Bressanone e di Varna su terreni che si trovano a circa 700 m d’altitudine. La vinificazione viene effettuata in acciaio inox e dopo l’imbottigliamento viene affinato per ulteriori tre mesi. Risultati così importanti e numeri così alti sono davvero notevoli in una zona come questa, segno di un imprenditorialità che non parla solo di attaccamento alla propria storia, ma che guarda alle tecnologie più avanzate. L’azienda conta oggi 60 dipendenti fissi e una quarantina di stagionali, e quasi il 15% delle bottiglie (100.000 circa) sono vendute direttamente al piccolo dettaglio dell’enoteca, che si trova nell’abbazia. I canonici non si occupano della vigna e della cantina, perché il loro compito è quello della cura pastorale delle parrocchie a loro affidate, ma il legame con l’azienda vitivinicola è saldo, non solo perché secolare.” (di Fabio Brioschi)

 

Autore: Tommaso Aniballi

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