Vino e sigari toscani

24 Novembre 2011

sigaro_toscano1Vino e sigaro? Per maggiore chiarezza è giunto il momento di fare capire il perché si prende spesso in considerazione la Toscana con i suoi vini ed i suoi sigari e dunque l’abbinamento sigaro, sempre più di moda nel pubblico dei fumenoappassionati. Proprio il sigaro italiano e il vino rappresentano da sempre un binomio indissolubile, fatto di tradizione, di cultura, di secoli di storia. La Toscana è stata capace di offrire a questi due intramontabili compagni il terroir e il clima ideale per esprimere, sia pure in contesti diversi, le qualità migliori e una fama internazionale. Oggi è impossibile tracciare una data precisa dei primi incontri/scontri tra vino e sigari naturali e quali etichette venivano prese in considerazione, ma l’abbinamento sigaro, per antonomasia è rappresentato da sempre da quei grandi vini rossi toscani ottenuti da Sangiovese e da quei bitorzoluti sigari toscani ottenuti da “Kentucky”. Possiamo affermare che i due, oltre a rappresentare nel mondo una eccellente bandiera di toscanità, sono anche in grado di coniugare una forte tipicità: sigaro TOSCANO® è monocultivar perché è prodotto con 100% tabacco Kentucky, e da uve Sangiovese in purezza, quindi monovitigno, si ottengono vini di fama internazionale come il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico, il Nobile di Montepulciano, il Morellino di Scansano e tanti altri.

sigari-toscaniIn Italia si inizia a parlare di Kentucky verso la metà del cinquecento quando il fiorentino Niccolò Tornabuoni, ambasciatore del Granduca di Toscana a Parigi, inviò allo zio Alfonso Tornabuoni, vescovo di San Sepolcro, semi di questa varietà di tabacco per usi medicamentosi. Più tardi, alla fine del 1500 arrivano anche le prime indicazioni specifiche sulla tipicità territoriale del Sangiovese sempre grazie ad un gentiluomo fiorentino, Gioanvettorio Soderini, che riportò le prime attestazioni di questo vitigno nelle “Trattato sulla Coltivazione delle Viti”. Ferdinando III e il barone Bettino Ricasoli gettarono poi le basi del successo e della storia contemporanea del sigaro TOSCANO®  e del vino Chianti proponendo una selezione di varietà di Sangiovese: San Gioveto, Canaiolo e Malvasia bianca. Si era ormai nella seconda metà dell’ottocento quando si realizzò l’espansione di una forte immagine, sostenuta anche da caratteristiche organolettiche che andavano a formare un sigaro e un vino perfetto dal carattere toscano. Possiamo dunque attribuire al grande ruolo del monocultivar Kentucky e del monovitigno Sangiovese l’enorme successo che ancora oggi sta riscuotendo il sigaro italiano e i blasonati rossi toscani, che sono considerati fra i migliori vini al mondo. Alla celebrità dei sigari e dei vini toscani si riunisce oggi la diffusione dell’immagine del territorio, della cultura, dell’arte, dell’artigianato, della gastronomia.

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Oggi sono frequenti gli appuntamenti che permettono ai nuovi fumenoappassionati di avvicinarsi all’abbinamento tra sigaro italiano e vino arrivando a scoprire nuove emozioni come è successo all’ultima kermesse veronese del Vinitaly, in occasione della quale il Fumenogastronomo® ha guidato un abbinamento nel segno della tradizione mettendo a confronto il più equilibrato dei monocultivar, il sigaro TOSCANO® EXTRAVECCHIO con il più rappresentativo e storico Sangiovese toscano, il Chianti Classico DOCG Castello di Brolio di Ricasoli e, dulcis in fundo, il Vin Santo Castello di Brolio.

 

Autore: Tommaso Aniballi

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